Sono 1200 gli anziani seguiti tra Milano zona 2 e Sesto San Giovanni, oltre la metà a forte/medio rischio di fragilità nutrizionale. E’ questo il risultato presentato durante la tavola rotonda dedicata alla fragilità nutrizionale degli anziani, “Ascolto e accompagnamento. Sostenere le reti di aiuto per gli anziani fragili”, che si è svolta il 27 maggio in Cascina Triulza.
L’incontro rientra nel progetto Esponiamoci dell’Associazione Amici Casa della carità per la Fondazione Triulza ed è stato il momento conclusivo di “Ascolto e accompagnamento” , progetto – esterno a Cascina Triulza – promosso da Auser Lombardia, Associazione Amici Casa della carità, Collegio Ipasvi di Milano, Lodi e Monza-Brianza. L’iniziativa è sostenuta della Direzione generale Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato della Regione Lombardia e dalla ASL di Milano.
La presidente dell’Associazione Amici Casa della carità, Maria Grazia Guida, ha dichiarato che “in una società in cambiamento, cambiano anche i bisogni delle persone, in particolare di quelle anziane. È quindi importante rispondervi in maniera adeguata, coordinando gli interventi delle istituzioni e del privato sociale. Questo è un progetto nel corso del quale abbiamo lavorato – e continueremo a farlo – per costruire nuove reti di prossimità e, soprattutto, una cultura dei servizi partecipata e non solamente prestazionistica”.
Don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della carità, ha invece incentrato il suo intervento su tre punti, scherzando sul fatto di “far parte in prima persona degli anziani, visto che quest’anno compio 70 anni”. “Da un lato, gli anziani sono una risorsa sulla quale le nostre comunità devono investire, perché portatori di memoria e sapere. Non sono dei pesi, delle persone da assistere al minor costo possibile”. Il presidente della Casa della carità ha poi proseguito analizzando il ruolo che i migranti hanno nella cura degli anziani e quello che possono svolgere nel combattere la fragilità nutrizionale. Infine, ha ribadito la necessità di “sostituire il concetto di cronicità con quello di prevenzione. E per farlo è necessario superare la rigida divisione tra campo sanitario e sociale che ancora permane in Lombardia”.
Per Lella Brambilla, presidente di Auser Lombardia capofila del progetto “Ascolto e accompagnamento”, “sono due i motivi che ci hanno portato ad essere capofila del progetto. Il primo è legato all’esperienza acquisita in questi anni di lavoro da parte di Auser per quanto riguarda i bisogni materiali e immateriali degli anziani: tale competenza ci poneva come partner ideali per avviare un discorso sulle fragilità. In secondo luogo la costruzione della rete con la Casa della carità è ovviamente strategica”. “Questo progetto – ha aggiunto Rosa Romano, componente della presidenza di Auser Lombardia e referente del progetto – è stato importante perché ha toccato temi finora non affrontati in maniera strutturata e con un’ottica a largo raggio su problemi di alimentazione, truffe, gioco d’azzardo patologico, violenze economiche, fisiche e psicologiche. Sono tematiche meritevoli di azioni sempre più decise e coordinate”. Al progetto ha collaborato anche Katia La Grotta, entrata in Auser Lombardia come Servizio Civile e rimasta poi nell’organizzazione.
Durante la mattinata è intervenuto anche il presidente del Collegio IPASVI Milano-Lodi-Monza e Brianza Giovanni Muttillo. “L’evento di stamattina è nato dalla collaborazione tra mondo dell’associazionismo – con Auser e Associazione Amici casa della carità – e un ente pubblico come il Collegio degli infermieri Ipasvi. Partiti dal sostegno e dall’attivazione di una rete di aiuto rivolta alle persone anziane e fragili, abbiamo sperimentato sul territorio la funzione dell’Infermiere di famiglia e comunità, così come previsto dall’obiettivo 21 dell’OMS. Abbiamo riscontrato risultati ampiamente positivi attraverso l’attivazione del passaggio da una medicina reattiva tipicamente centrata sull’acuzie a una medicina proattiva centrata sulla persona, i corretti stili di vita e la prevenzione. Vorremmo quindi sensibilizzare le istituzioni a portare la sperimentazione del progetto su scala regionale per rendere i servizi più efficaci e meno onerosi”.
Hanno portato il loro contributo anche Giovanni Daverio, della Direzione Generale Famiglia, Solidarietà Sociale, Volontariato e Pari Opportunità di Regione Lombardia, che ha spiegato come “il tema dell’alimentazione farà parte del piano quadriennale della prevenzione che la Regione sta definendo proprio in questi giorni”, e l’Assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino, per il quale “il tema dell’alimentazione significa non solo cibo, ma anche legami, relazioni e socialità. E questo mi pare sia un approccio che l’amministrazione condivide con i promotori del progetto”, e Monica Chittò, pronta nel ricordare che “l’amministrazione pubblica deve svolgere il suo ruolo, per evitare che alcune soluzioni ai problemi delle persone anziane proposte dal terzo settore non diventino occasionali, generando così delle aspettative nella popolazione”. “Dobbiamo evitare che si perdono ricchezze come questa”, ha dichiarato il sindaco di Sesto San Giovanni, città coinvolta nel progetto “Ascolto e accompagnamento” insieme al territorio della Zona 2 di Milano.