Buonanotte madame

Buonanotte madame (Alessio Biondino)

Da tempo avevo acquistato questo testo avendone intercettato il titolo e brevemente la sua trama sui social e da tempo mi ripromettevo di leggerlo, anche perché è scritto da un collega che non conosco personalmente  ma per quanto scrive  su  Nursetime.

Di norma i nostri colleghi si cimentano con testi di interesse professionale con particolare riguardo alle tematiche tecnico-assistenziali ma pochi affrontano la tecnica del romanzo. Quella di Alessio Biondino è una scelta felice, è un testo che si legge scorrevolmente e che ti “prende” emotivamente e confesso di aver vissuto con Alessio (mi permetto di rivolgermi a lui amichevolmente con il tu) le sue emozioni e di essermi commossa con lui nell’ultima parte del testo.

Alessio ci porta attraverso una esperienza unica, arricchente, che ci mostra, qualora ce ne fosse bisogno, i valori positivi della nostra professione, la passione e il vero significato del “prendersi cura”.

Nel testo ci sono diversi personaggi (persone e animali) che a volte sembrano essere in primo piano. Ci sono i figli che abitano lontano ma che vanno a trovare la madre, il cane “Killer” anziano e grassottello e la “sua” gattina nera, anche lei anziana, diffidente e a volte spaventata dagli apparecchi della camera di Rosa ma capace di un rapporto affettivo basato tutto sul contatto e sulla tattilità.

Il testo inizia con l’arrivo al domicilio, dopo una lunga degenza, di Rosa una signora di 64 anni malata di SLA  e con lei vengono trasportati tutti i presidi necessari alla sua complessa sopravvivenza (è stata da poco tracheotomizzata, connessa ad un respiratore meccanico ed è anche nutrita artificialmente) . A casa l’aspetta l’anziano marito Renato e Alessio, uno degli infermieri che l’assisterà per 12 ore al giorno. Alessio ha iniziato da pochi giorni a lavorare per un’azienda di servizi di assistenza domiciliare a malati gravi, dopo un breve affiancamento preliminare con un altro malato con la stessa patologia, ora si trova ad iniziare la presa in carico della signora Rosa. Non ha molte informazioni della signora che deve seguire ne è possibile affiancare operatori che la conoscano e il  dover gestire da solo una situazione complessa è fonte di preoccupazione e di un “pizzico d’ansia”. Nell’attesa dell’arrivo della signora Rosa il marito racconta come la malattia abbia sconvolto la loro vita e di come la moglie sia una donna forte, battagliera, a volte capricciosa che non ancora elaborato e accettato la sua malattia.

Fin dall’inizio piccoli e grandi problemi di avvicendano, la paura di soffocare, la depressione ma dopo un normale periodo di adattamento tra Alessio e la Rosa si stabilisce un autentica relazione d’aiuto e non solo tra loro c’è un rapporto umano fatto di complicità, divertimento. Alessio è un infermiere che nel mantenere un elevato standard assistenziale nel contempo vuole migliorare la “qualità di vita” della sua assistita, si rende conto del “non vissuto” delle privazioni  che la signora Rosa ha avuto in questo ultimo periodo.

Alessio è un infermiere attento, creativo, che usa la metafora e l’umorismo nelle varie attività dell’agire infermieristico, coinvolge sempre Rosa, che lui chiama “madame”, nella routine assistenziale e cerca di far si che le giornate non siano noiose, a volte propone delle “novità” che spaventano Rosa che poi accondiscende fiduciosa (es: lavare i capelli, assaggiare un mousse, sedersi in carrozzina..)

Riesce a convincerla a scendere in carrozzina e il giorno di Natale partecipa al pranzo con tutta la famiglia e al brindisi le farà assaggiare, grazie a una siringa, anche il prosecco. Una volta sperimentato che riesce a stare seduta per qualche ora, Alessio la porta a fare una passeggiata nel cortile . Tutte queste situazioni nuove riempiono gli occhi di “madame” di stupore, gioia e spesso non riesce a trattenere lacrime che esprimono gratitudine ad Alessio per questi momenti non più pensabili. Questi momenti vengono vissuti con estrema commozione dal marito e dai suoi due figli, Renato sempre si allontana per non far vedere la sua commozione.

Alessio si rende conte che l’assistenza domiciliare giornaliera su 12 ore non è sufficiente, il grosso problema è l’assistenza notturna. Il marito Renato, che le è accanto su una poltrona, spesso si addormenta e non sente gli allarmi, Alessio modifica per Rosa un campanello rendendolo così sensibile che basta la minima pressione per chiamare il marito.

Morire soffocata è la paura che accompagna le notti di Rosa e si inventa di tutto per tener sveglio il marito che però ben presto perde quelle poche forze rimaste. Dopo tante relazioni scritte da Alessio finalmente viene definita la data di inizio dell’assistenza notturna.

Improvvisamente, dopo 17 mesi di assistenza, Alessio viene assegnato suo malgrado, vista anche l’esperienza maturata, ad un nuovo paziente ma continua ad avere con Rosa e Renato un rapporto amichevole, passandoli a trovare quando il lavoro lo permette. Alessio, un giorno che  va a trovarla, si rende conto del peggioramento, Renato mentre sorseggiano il caffè gli dice che Rosa piange spesso, che finalmente hanno comunicato il prossimo inizio dell’assistenza notturna così finalmente riuscirà a dormire tranquilla perché ha capito di non essere in grado di chiedere aiuto. Dopo tre giorni dopo Rosa muore ed è  Renato che la trova fredda nel suo letto. Alessio, dopo una giornata di lavoro svolta come un “automa” va a casa Renato. Il marito gli racconta cosa è successo  e disperato dice “è colpa mia, mi sono addormentato….ha provato a chiamarmi e ha sperato che arrivassi”. Uno dei figli di Rosa gli chiede se può spegnere le macchine per fare un po’ di spazio in camera. Alessio esita sui tasti dei respiratori, sa bene che tramite lo “storico” può capire cosa è successo ed avere la conferma ai suoi sospetti: Rosa è morta soffocata, un problema tecnico che qualunque infermiere avrebbe potuto risolvere. Alessio è pieno di rabbia, madame ha avuto una morte lenta e consapevole, se avessero fornito l’assistenza notturna per tempo!  Prima di congedarsi, va a dare il suo ultimo saluto a Rosa. Sullo sfondo “appese al muro … tutte le nostre foto… Renato…mi dice a bassa voce: -non le toglierò mai….anche se mi ricorderanno il triste periodo della malattia, in quelle foto mia moglie è  felice- “ Accarezzandole le mani la saluto come  tutte le sere: “Buonanotte, madame”.