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Deserti dell’anima (Adolf Guggenbühl-Craig)
L’autore, una psicoterapeuta junghiano di origine svizzera con questo libro di poche pagine ma dalla profondità non comune, ci accompagna in una continua riflessione sui limiti, le psicosi e la disabilità,
La domanda che il testo propone, come riflessione sui limiti, è: i limiti vanno superati o accettati? Ci sono due visioni contrapposte, la pubblicità e l’atteggiamento collettivo ci propongono che i limiti e le limitazioni fisiche o psiche debbano essere superati, la malattia deve essere superata ad ogni costo ponendoci quasi in un atteggiamento di sfida.
L’autore, invece ritiene che i limiti debbano essere accolti e accettati; il nucleo essenziale del libro è rappresentato dal rapporto con i limiti psichici, in particolare con quelli del sentimento erotico e del senso morale.
Le “lacune” psicopatiche del sentimento erotico e del senso morale non possono essere né superate né trasformate. Il titolo “deserti dell’anima” rappresenta l’immagine di luoghi psichici caratterizzati da freddezza emotiva.
Interessante è il concetto dello “Archetipo del disabile”, dove nel termine non vuole tanto ritrovare il senso di “prototipo/ primo esemplare” ma un concetto che ritengo sia più vicino alla concezione junghiana. Infatti per l’autore questo archetipo è nella nostra mente, nella nostra dimensione psichica-spirituale e prende corpo attraverso l’inconscio e il conscio personale. La persona pur non avendo disabilità effettive vive, si esprime come se fosse disabile. In questo caso la persona percepisce, comprende attraverso le sensazioni e gli impulsi dettati da questo suo archetipo.